Sono ormai trascorsi più di due mesi dalla manifestazione di Exilles e Chiomonte organizzata in risposta allo smantellamento "manu militari" del presidio della Maddalena di Chiomonte del 27 Giugno. Da allora mi sono quotidianamente indignato; ogni giorno ho dovuto reprimere moti di umano odio verso ignobili politici, rabbiosi agenti vittime di una lobotomia di stato, amministratori dediti al meretricio politico, proni e servili scribacchini, colpevoli indifferenti.
Ho la magra consolazione che per nessuno di costoro ci sarà un tributo di dignità, di rettitudine morale, di riconoscimento storico-politico. Semplicemente passeranno lasciando il segno di una razzia di denari e di un rabbioso rancore.
Mi amareggia però, dopo settimane di attesa, osservare che i nostri "benpensanti", i "miti", colti al calar del sole del 3 di Luglio, da un moto irrefrenabile di pacifismo, inorriditi dai "difensivi" lanci di pietre e in obbligo di scrivere, giudicare e sentenziare, sono caduti nel silenzio. Non ho visto nessuno di loro arrampicarsi sugli alberi come il nostro eroe e compagno Turi. Non ho visto nessuno di loro avanzare nudi fra i sibilanti lacrimogeni al CS. Nessuno si è steso a terra davanti a un mezzo meccanico divenuto violento per servile e svenduta volontà di un uomo.
Il digiuno lo hanno lasciato agli "empi", "scellerati" e "giornalistici" black block, rei di aver costruito barricate e di disubbidire al sistema in ogni modo, magari attraverso umane debolezze e sbotti di ira e violenza.
Ci si poteva, forse, attendere presenze e azioni di mediazione, pacifici tentativi di negoziazione fra chi usa violenza per uno stipendio e chi risponde alla violenza per difendere se stesso, i compagni e un'intera valle. Niente è accaduto, nessun benpensante l'ho visto veramente e pacificamente impegnato in quella democratica opposizione che, a tratti diviene lotta, e che ai loro occhi è apparsa quale terribile violenza.
Non ho mai lanciato un sasso. Tendo al pacifismo sapendo di non essere un pacifista, ammiro le azioni pacifiche, eclatanti e coraggiose sapendo di non avere il coraggio di riproporle. Se mi chiedete di promettere che mai lancerò un sasso, il mio diniego diventa obbligo di coscienza. Le situazioni decideranno per la mia mano e questa potrebbe augurarsi di avere pietre alla sua portata.
Perdonatemi cari "benpensanti" ma allontano la violenza del giudizio e della sentenza e sto dalla parte di Nina e Marianna.
Roberto
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