Lui, lei e gli altri (Gheddafi, l'Italia e il resto del mondo)


La situazione in Libia, oggi è solo un pelino più chiara di qualche giorno fa. La cronostoria è la seguente. Qualche mese fa Gheddafi faceva il “Rais” nella sua terra per la gioia di alcuni. Tra questi anche gli Italiani in particolare i petrolieri, 500 ragazze che volevano imparare il corano, i produttori di tende beduine e qualche presidente del consiglio.
Ad un certo punto la Tunisia “esplode”. Vien dato filo da torcere a Ben Alì partendo da una rivolta popolare. Uno stato alla volta si comincia la rivoluzione e tocca anche alla Libia. Nasce il movimento ribelle e si comincia a sentire da quelle terre che forse il Rais è stato un governatore alquanto contestabile. Sconforto tra gli stati alleati della Libia. Forse non lo sapevano oppure lo sospettavano; in ogni caso l'unica cosa che spieghi la poca reattività di questi paesi nel rispondere a tale crisi sembra essere il fatto di non sapere minimamente che cosa accada in Libia. Si sono trovati spiazzati ed è per quello che decidono di ritrovarsi insieme e discutere della faccenda. Mentre gli stati maggiori parlavano dell'aria fritta si sentiva una vocina in lontananza: “Ragaaaazzii. Gheddafi ci bombarda! Ci date una mano?”. Erano i ribelli che cercavano l'attenzione di quei paesi definiti amici chiedendogli di controllare un attimo la situazione.

Intanto dopo qualche giorno di discussione si tira fuori un'idea. La no fly zone. Zona di interdizione al volo. Un modo semplice per non far volare gli aerei ed evitare i bombardamenti da parte di tutti. Ma agli occidentali non piace la cosa. Si pensa che la N.F.Z. Possa essere un pretesto per aprire delle ostilità con Gheddafi. Se un aereo qualsiasi viola il blocco bisogna abbatterlo e un aereo in zona interdetta si può interpretare facilmente come una dichiarazione di guerra. Si pensa che non sia il caso di scaturire una guerra contro la Libia. Si è sempre collaborato con loro. Bisogna usare la diplomazia. Neanche a finir la frase e Gheddafi si infuria. Ce l'ha con tutti. Si sente tradito come il bulletto della scuola che viene abbandonato dai suoi scagnozzi perché ha perso di attrazione. Si scaglia su chiunque. Urla, sbraita e non esce più di casa. È un chiaro segnale di ostilità. Si aveva paura della guerra? Probabilmente bisogna cominciarla comunque e per la prima volta dopo tanto tempo non è più la bandiera a stelle e strisce a guidare il fronte dell'attacco allo stato nord-africano. Strano vero? Di solito gli americani si galvanizzano con queste situazioni. Ma i colori dello stato che sembra il più scalpitante sono sempre gli stessi, ma con una bandiera più sobria e antica. I Francesi con Sarkozy. Nicolà non ce la fa a stare fermo. Non si sa cosa lo spinge. Il senso del dovere, il senso della libertà.... …. fatto sta che quando si decide di attaccare mentre gli Stati Uniti la Gran Bretagna la Germania e gli altri stati si stavano ancora allacciando gli anfibi la Francia era già con gli aerei, missili e navi puntati verso il nord Africa. Sarkò assomiglia a quei bimbi ai quali gli viene detto che sarebbero stati portati all'acqua Fun e neanche finita la frase si fiondano in macchina con la cintura allacciata e il costume sotto i calzoni.

Perché “la Francia”? “Pourquoi Pas?” direbbe Nicolà. L'unione fa la forza. Meglio 100 che 10 e soprattutto chi primo arriva meglio alloggia. Se si pensa che Gheddafi ha la stessa potenza di fuoco dell'esercito di Topolinia si calcoli che avrà contro mezzo mondo e che il Rais non è quotato tra i Bookmaker come vincitore. La Libia è destinata a novità (belle o buone?) Se arriverà una nuova Libia i vecchi patti si annulleranno e se ne faranno dei nuovi? Quando verrà il momento probabilmente ci si ricorderà dei cari Francesi che per primi hanno bombardato il nord-Africa battendo tutti sul tempo.

E l'Italia? Fin poco tempo fa era ancora con il telefono in mano a comporre il numero di Gheddafi e udire dall'altoparlante: “Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”. Ora stiamo aiutando quelli che vanno in Libia e cerchiamo di far fronte ad un tasso di immigrazione che non ha eguali. Guardiamo con il binocolo i soldi investiti in quella terra, ma la cosa importante è che finalmente possiamo tirare fuori la nostra rinomata flotta che da anni ci viene propagandata in parate e adunate definendoci uno dei fiori all'occhiello delle armate mondiali. Ma forse non sembra il caso di attaccare. Potremmo essere etichettati come approfittatori, titolo che dai tempi dell'unità d'Italia ci viene attribuito (guerra di Crimea, prima guerra mondiale e anche la seconda, và!). Già, perché solo gli Italiani sono approfittatori. Gli altri no. C'è da consolarsi che la definizione di approfittatori sarà affiancata presto dal termine “indecisi” e forse presto da altri aggettivi “carini”.

Davide

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