Cari tutti,
vi riporto un'interessante commento sulla finanziaria di Tito Boeri apparso su Repubblica. Si parla dell'estro di Tremonti, che imperterrito continua con la finanza creativa.
Buona lettura,
Alessio Meyer
Repubblica — 08 dicembre 2009
DOVEVA essere una manovra in pareggio. A saldo zero. Così era stata
votata dal Parlamento a luglio con il Documento di programmazione
economica e finanziaria ed è stata presentata a Bruxelles. Così è
stata presentata sui media: una manovra sempre più grande, ma che
rispetta il saldo zero. Ma il maxiemendamento alla Finanziaria
approvato ieri dalla Commissione Bilancio della Camera ha di fatto
cambiato i saldi netti della manovra, lasciando in eredità ai governi
della prossima legislatura ben 8 miliardi di spese non coperte, di
debito, in più. Mezzo punto di Pil in più di aggiustamento che andrà
ad aggiungersi ai due che l' Europa ci richiede da qui al 2012.
Insomma più che un pareggio, con tante reti, 9 miliardi di spese in
più contro 9 miliardi di entrate aggiuntive, la manovra varata ieri
assomiglia al risultato di Arsenal-Wigan: un roboante 9 a 1. Peccato
che l' Arsenal siano in questo caso i tanti beneficiari dei 200 commi
inseriti in fretta e furia nel maxiemendamento. Di cosa si tratta? Per
lo più, di una lunga serie di trasferimenti, ciascuno di piccola
entità, concessi dal Museo Omero di Ancona al centro di documentazione
sulla cultura italiana in Istria, dai contributi alle associazioni dei
combattenti ai trasferimenti alla biblioteca Regina Margherita di
Monza. Loro sono l' Arsenal. Mentre il Wigan, gli sconfitti, siamo
tutti noi contribuenti. E rischiamo di accorgercene quando ormai è
troppo tardi. Quando la manovra è già stata approvata in via
definitiva e "bollinata" dalla Ragioneria. Vediamo come e perché. Nel
silenzio di Confindustria, che ha portato a casa nel maxiemendamento
400 milioni in più per il credito di imposta alla ricerca (qualcuno
prima o poi sarà messo in condizioni di valutarne l' efficacia?), e in
quello ancora più fragoroso del Presidente dell' Inps (nominato dal
Ministro Sacconi), il governo ha deciso di appropriarsi degli
accantonamenti per il Tfr lasciati in azienda dai lavoratori delle
imprese con più di 50 addetti. In assenza del maxiemendamento, i
lavoratori avrebbero potuto versarloa un fondo pensione di loro scelta
oppure lasciarlo in azienda. Ora questa seconda opzione svanirà. A
loro insaputa, il Tfr lasciato in azienda verrà infatti trasferito a
un fondo di tesoreria istituito proprio per coprire la spesa dei 200
commi. In questa operazione avverrà un vero e proprio miracolo: soldi
dei lavoratori che figuravano a debito dell' impresa diventeranno
delle entrate, sì proprio surplus di bilancio, per lo Stato. Non ci
sarà, infatti, alcuna iscrizione a debito di questi 8 miliardi. Da
nessuna parte. Delle due l' una o i soldi sono stati davvero scippati
ai lavoratori e, dunque, almeno dal punto di vista contabile è giusto
iscriverli solo come entrate nelle casse dello Stato. Oppure come non
solo speriamo, ma è nella legge e nei fatti, si tratta di soldi che i
lavoratori potranno un giorno riavere con gli stessi interessi che
avrebbero maturato in azienda e che, dunque, creano un debito dello
Stato. Questo debito dovrà, primao poi, essere saldato. Ci penseremo
pagando nuove tasse presumibilmente a partire dalla prossima
legislatura. Nel varare questa ennesima operazione di maquillage
contabile il ministro Tremonti ha sicuramente tratto ispirazione dal
suo predecessore alla scrivania di Quintino Sella. Il Ministro Padoa
Schioppa aveva, infatti, varato sperimentalmente operazione analoga
durante il semestre in cui i lavoratori venivano chiamati a decidere
dell' utilizzo del loro Tfr. Anche in quella occasione, con tutti i
mezzi di comunicazione cui potevamo allora accedere (comprese le
colonne di questo giornale) avevamo denunciato la gravità di questa
operazione di contabilità creativa. Questa volta, però, c' è un'
aggravante. Anzi tre. Primo, tutto avverrà senza che i lavoratori
siano stati minimamente informati. Non siamo più nel semestre del Tfr.
Chissà così se il signor Galbusera Erminio, operaio di Seriate, verrà
mai a sapere che la Lega ha dirottato il suo Tfr anziché alla sua
azienda a qualche ignoto ente del Centro-Sud, nell' ambito di scambi
di favori interni alla maggioranza. Secondo, questa volta i fondi
finiranno dritti dritti in un fondo di tesoreria, senza alcun vincolo
circa il loro utilizzo. Non dovranno, in altre parole, essere
destinati a finanziare investimenti pubblici, ma cadranno nel
calderone della spesa corrente. Terzo, chi oggi ha votato il
maxiemendamento, quando era all' opposizione aveva denunciato lo
scippo dei soldi dei lavoratori. Insomma siamo alle solite: la
Finanziaria 2010 è una storia di miracoli all' italiana e di facce di
tolla. Impariamo almeno a chiamare le cose col loro nome. ©
- TITO BOERI
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