Storia o Realtà?


Questa è una storia di odio, di xenofobia, in cui il buono è percosso e insultato e dovi il cattivo rimane impunito. Il teatro è Roma, quartiere Monteverde nella zona situata a sud-est della capitale. Protagonista della nostra favola è un uomo congolese padre di una bambina. Gli antagonisti sono degli uomini sconosciuti e che tali rimarranno visto che gli investigatori che catturano sempre i criminali esistono solo nelle sitcom americane.
Ma, dopo aver fatto la "scheda libro" della storia, fatemela raccontare.

Roma: il nostro eroe sta cercando di compiere il suo lavoro in maniera impeccabile, cercando di garantire il pane quotidiano per lui e la sua famiglia. No, non è il classico principe simile a quelli di Biancaneve e Cenerentola: il nostro eroe è una persona normale che distribuisce volantini, il nostro eroe è un rifugiato politico...Il nostro eroe è nero.
Senza infastidire nessuno continuava a esercitare la sua professione, cercando anche di screditare l'immagine dell'immigrato clandestino-spacciatore di droga. Lui non è un clandestino, è possessore di un regolare permesso di soggiorno (o meglio lo era).
Ma in inevitabilmente arrivano loro, i cattivi. Già, perchè in ogni storia che si rispetti ci sono sempre! In questo caso non avranno nome perchè sono talmente vili e codardi che non si sono neanche fatti riconoscere, infami (scusate il termine ma a volte serve un turpiloquio per descrivere uno status. Diciamo che rende meglio l'idea).
Hanno iniziato a insultare a distanza il povero uomo con frasi razziste quali "sporco negro" e "dovete tornare tutti a casa vostra". Pur di evitare l'eventuale proseguire dei loro atteggiamenti, il nostro prode decide di cambiare postazione: i tre "uomini" invece che smetterla e fare qualcosa di produttivo per la società, scendono in strada e iniziano a inseguire il congolese che cerca di nascondersi in Via Donna Olimpia...inutilmente. I tre lo raggiungono e cominciano a malmenarlo selvaggiamente, percuotendolo con calci e pugni, continuando a offenderlo per la sua origine.
Fortunatamente dei passanti notano la brutale aggressione e chiamano la polizia, ma gli aggressori scappano: nessuna novità, quel tipo di "persona", anzi bestia, è sostanzialmente afflitta dalla malattia della codardia il cui sintomo tipico è il non prendersi le responsabilità delle proprie azioni, preferendo la fuga alla giustizia.
Ed è così che finisce la storia: con un pover'uomo sanguinante condotto all'ospedale, 3 uomini xenofobi e violenti in circolazione e delle dichiarazioni di dissenso da parte dei vari politici.
Beh, vogliate scusarmi ma ho detto una piccola bugia in tutto ciò: questa non è una storia, è la cronaca. Il protagonista si chiama Villi Luluaà, il teatro è il quartiere Monteverde Nuovo di Roma, a sud della città, il tempo è giovedì 2 luglio 2009.
Io mi chiedo come sia possibile che in uno stato talmente avanzato da essere fra i membri del G8 succedano ancora episodi cosi gravi di violenza, una violenza frutto del virus malsano del razzismo. E lo stato come reagisce? Varando il famoso pacchetto sicurezza, introducendo così il reato di clandestinità. Che fine han fatto le promesse di integrazione e accoglienza fatte dal governo?
Se per integrazione intendiamo il respingimento e per accoglienza vogliamo dire che li cacciamo appena possiamo, hanno rispettato i patti. Ma il significato, purtroppo, è un altro...
Cosa ci si guadagna a far terrorismo psicologico sugli immigrati, identificandoli in degli steriotipi violenti e truffatori? I risultati purtroppo sono su tutte le pagine dei giornali. E' ora che il parlamento si prende le resposabilità della politica di tensione intrapresa contro il diverso: gli aggressori (notizia riportata da Repubblica) inneggiavano frasi del tipo "noi facciamo la volontà del governo dovete tornare a casa vostra". Facciamoci, anzi fatevi un esame di coscienza: è la strada giusta? No. E il motivo è uno: dove c'è la parola giusto non possono esserci dentro episodi del genere.
E poi, ricordiamo ai cari "picchiatori" che non sono tutti stupratori e violenti, anzi forse è il contrario. Non bisogna fare di tutta l'erba un Fascio...o forse il problema è proprio quello, ma spero vivamente che non lo sia...

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