Berlusconi - Fini: analisi della rottura


Tra le fila del Pdl oggi si è arrivato ad uno scontro diretto. Fini si è ribellato a questo Popolo delle Libertà, partito con un nome quanto mai lontano dalla sua realtà interna.
Dopo aver rivelato il suo malessere all'interno del partito, oggi Fini ha parlato a lungo alla Direzione Pdl, ha parlato di un Pdl al nord ormai fotocopia della Lega, distratto nei riguardi dei festeggiamenti dei 150 anni dell'unità d'Italia. Ha denunciato il processo breve come "un'amnistia mascherata", con l'immediata conclusione di 600.000 processi, ha ammesso con parole rare in questo periodo un'incapacità, data da molti fattori, ad attuare come previsto quello che è il programma elettorale del Pdl. Ha fatto notare come non sempre gli interessi del partito coincidano con quelli della Lega e ha sottolineato il costo che avrà il federalismo, ribadendo il fatto che esso debba essere fiscale e non un'indipendenza culturale.

E' difficile fare un sunto del discorso di Fini, perché oltre agli argomenti appena citati la parte più importante sono stati i gesti: ha parlato spesso rivolto verso Berlusconi, ogni tanto ha tirato in ballo qualche ministro ed infine è stato interrotto da Berlusconi. Il clima durante il suo discorso è stato teso, con applausi talvolta timidi o poco partecipati.

Berlusconi, salito sul palco dopo Fini, è partito all'attacco, come suo solito. Ha schivato abilmente ogni richiesta di chiarimento su temi scottanti ed ha ribaltato le precedenti parole di Fini, facendogli notare come egli abbia cambiato idea rispetto a martedì. Subito Fini si è alzato in piedi e ha risposto, purtroppo senza microfono. E' stato il momento più teso, momento in cui Fini stesso ha chiesto al premier se avesse intenzione di cacciarlo.

Alla fine dell'incontro il Pdl ha votato (con 11 contrari ed 1 astenuto) un documento con il quale si ribadisce l'assoluta obbedienza e gratitudine a Berlusconi ed una totale cancellazione delle proprie idee personali a favore di quelle del partito. Questo documento risponde con durezza alla "ribellione" di Fini, che tra le altre cose è stato invitato dal premier a dimettersi in caso egli voglia tornare a occuparsi di politica attiva.

Mi è difficile capire questa improvvisa conversione di Fini, questa folgorazione sulla via di Damasco. E' oramai parecchio tempo che Berlusconi e Fini sono compagni politici, prima come alleati, adesso come politici iscritti allo stesso partito. Possibile che Fini si sia accorto solo adesso delle sue differenze con Berlusconi?
Inoltre riuscirà con coraggio a staccarsi da Berlusconi ed il suo partito o dopo questa grande frattura di oggi la vita del Pdl continuerà normale, come nella più perfetta delle ipocrisie politiche?

Matteo Nurisso

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One Response to Berlusconi - Fini: analisi della rottura

  1. Caro Amico, gli anni passano per tutti...Quella di ieri non è una frattura o la conclusione di una strada politica percorsa insieme, bensì il lancio di una candidatura "forte" per traguardi più ambiziosi. Non scordiamoci che B. aveva indicato F. come suo successore: una cosa, però, è essere designato ( e due!), altra riuscire a vincere una sfida con il rituale ripudio del padre-padrone.
    Ciao a tutti!
    Prudentissimo

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