Come sintetizza ironicamente la vignetta di Mangosi, la Ru486, pillola abortiva è stata nuovamente bloccata nel processo che dovrebbe portare alla vendita e al libero utilizzo in Italia della stessa.
Esulta l'Avvenire e con esso tutta la Chiesa, protesta l'opposizione, ma la strada per la normalità (in vari altri stati europei viene considerata sicura, in Italia non ancora) è ancora lunga e tortuosa.
Nurisso
ROMA - Uso della pillola abortiva Ru486 in ospedale e attento monitoraggio del percorso abortivo in tutte le sue fasi, per ridurre al minimo le reazioni avverse (effetti collaterali, emorragie, infezioni ed eventi fatali) e per disporre di un rilevamento di dati di farmaco vigilanza che consenta di verificare il rispetto della legge: è quanto si indica nel parere che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha inviato al presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli. Il parere era stato richiesto dalla commissione Sanità del Senato al termine dell'indagine sull'arrivo della pillola in Italia.
Il ministro chiede di valutare "se sia necessario riconsiderare la delibera adottata al fine di garantire modalità certe di somministrazione del farmaco in questione onde evitare ogni possibile contrasto con la legge n.194 del 1978".
A 24 ore di distanza dalla decisione della commissione Sanità di Palazzo Madama di chiedere uno "stop precauzionale" all'immissione in commercio della pillola abortiva Ru486, non si placa la polemica politica tra maggioranza e opposizione. Con il Partito Democratico che attacca Governo e maggioranza e indica, a suo dire, il vero obiettivo di questa azione "prevaricatrice": impedire la commercializzazione del farmaco abortivo e arrivare, di fatto, a una modifica della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza.
Nel frattempo non si fermano le polemiche sul risultato finale dell'indagine conoscitiva. Parla di "vergogna nazionale" l'oncologo Umberto Veronesi, secondo il quale "fa ridere pensare che se un farmaco è sicuro in Francia non lo sia anche in Italia", mentre il quotidiano Avvenire, in un editoriale di questa mattina, ha sottolineato "l'ineccepibile decisione del Parlamento di chiedere al Governo una parola chiara".
Secondo il quotidiano della Cei, infatti, di fronte a tanto "orrore" e ad "un formidabile urto mediatico, politico e culturale il Parlamento si è riappropriato della sua funzione di rappresentanza della volontà popolare". Ma è il Partito Democratico ad usare i toni più duri e a invitare il Governo a non giocare sporco e a scoprire le carte. "Basta con gli equivoci. Il ministro Sacconi e il sottosegretario Roccella stanno impedendo l'utilizzo della pillola Ru486 in modo surrettizio con il pretesto della salute delle donne e il rispetto della stessa 194", ha tuonato il capogruppo del Pd in commissione Affari sociali a Montecitiorio, Livia Turco, spiegando che la legge 194 sull'aborto non prevede l'obbligo del ricovero.
E toni analoghi arrivano dal presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, che accusa il Governo di 'non dire la verita'" e di "impedire la commercializzazione della RU486 e di fatto arrivare ad una modifica della legge 194". Mentre Ignazio Marino invita il sottosegretario Roccella "a mettere in campo una campagna di informazione sulla contraccezione e anche sull'utilizzo dei profilattici come mezzo di prevenzione". Di tutt'altro avviso, invece, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenuto questa mattina sulla questione:"la mia impressione - ha spiegato - è quella di un aborto fai da te. Dunque penso che un approfondimento vada fatto".
Articolo tratto dal sito Ansa